Il Vulture, terra di Federico II e dell’Aglianico, dove storia e tradizioni enogastronomiche incontrano la natura, prende il nome dall’omonimo vulcano spento, che ha trasformato questa zona – situata a nord est della Basilicata – in un luogo ricco di terreni fertili, sorgenti di acque minerali e vigneti.
Qui la storia ha lasciato numerose testimonianze. Sin dalla preistoria, infatti, il Vulture registra la continua presenza dell’uomo, riscontrabile nel sito di Notarchirico (Paleoliticio) e nei villaggi situati in prossimità delle attuali cittadine di Melfi e di Banzi (Neolitico), dove un tempo si stabilirono i Dauni.
L’impero romano ha impresso la sua presenza a Venosa, la città magnifica romana che diede i natali al poeta latino Quinto Orazio Flacco (sua la famosa ode del “Carpe Diem”).
L’antica colonia Venusia, fondata nel 291 a.C., oggi ospita un ricco parco archeologico e testimonianze stratificate all’interno del complesso della S.S. Trinità, in cui è possibile osservare anche importanti tombe dei Normanni, stabilitisi nella vicina Melfi dal 1041.
Nel medioevo, infatti, il Vulture conobbe uno dei periodi di maggiore splendore: è in quel periodo, infatti, che Federico II di Svevia costruisce alcuni dei suoi più importanti castelli, a Melfi e Lagopesole, oggi visitabili e sedi di splendidi musei.
Altra epoca ricca di eventi è senz’altro quella relativa all’Unità d’Italia e alla rivolta filoborbonica, che diede vita al fenomeno del brigantaggio: una vera e propria guerra civile, con migliaia di morti, condotta dai ribelli contadini contro l’esercito dei Savoia.